Durante la prima guerra mondiale molte donne presero il posto dei mariti nelle fabbriche e iniziarono ad usare i pantaloni.
Questo segnò una reale svolta nell’abbigliamento femminile, iniziarono ad essere necessari capi più comodi e veloci.
In seguito, nei ruggenti anni venti i vestiti indossati dalle giovani donne arrivavano in alcuni casi sopra il ginocchio, ma erano ancora ampiamente diffuse gonne più lunghe.
Iniziarono a fare la loro comparsa gonne corte nelle uniforme ginniche.
Durante i Giochi della VII Olimpiade del 1920 la tennista francese Suzanne Lenglen indossò un abito prodotto dallo stilista Jean Patou in cui la gonna arrivava fino al ginocchio.

Pochi anni dopo, nei II Giochi olimpici invernali del 1928, fu la quindicenne pattinatrice norvegese Sonja Henie ad indossare per prima in quello sport un abbigliamento dotato di gonna corta che permetteva una maggiore libertà di movimento alle atlete.

Negli anni ’30 la stilista Coco Chanel riduce la lunghezza della gonna fin sotto il ginocchio, impiegando fra l’altro anche il tessuto Jersey, fino ad allora ritenuto caratteristico delle classi più proletarie.

L’uso di una minore quantità di tessuto impiegato e il disegno semplice, che gli permette di adattarsi facilmente a più taglie, assicura a questo tipo di vestiario lanciato da Chanel una più facile diffusione commerciale
Anche nel mondo dello spettacolo si diffondono abiti corti che scoprono le gambe, attrici e ballerine del Ziegfeld Follies si esibiscono con abiti minimali.

Nel mondo della danza classica invece il tutù era arrivato a scoprire le gambe, sopra il ginocchio o anche completamente.
Pochi anni dopo miniabiti o abiti da mare con corti gonnellini o pantaloncini sono tra gli abbigliamenti tipici delle pin-up.
Mailyn Monroe e Ava Gardner si fanno fotografare in posa con abiti muniti di corti gonnellini.

Data la carenza di materiale tessile negli anni quaranta, la gonna più corta iniziò a diffondersi ampiamente.
Ma per vedere l’arrivo della minigonna come la conosciamo oggi, dobbiamo aspettare gli anni delle contestazioni giovanili, dei Beatles e dei Rolling Stones, della pop art di Andy Warhol, della Swinging London: gli anni ’60.
In quegli anni Londra è protagonista di una grande rivoluzione culturale e sociale che interessa il settore della musica, dell’arte e della moda.
Sono anni di ottimismo, di rottura con il passato e di gioia di vivere. Giovani artisti cercano di diffondere innovative forme di arte e i designer sperimentano nuovi stili.
Nel 1965 Mary Quant, una giovane stilista inglese che aveva carattere da vendere , “afferra” questa tendenza dalla strada e taglia gli orli di gonne e abiti sopra il ginocchio, dando vita ad una vera rivoluzione del costume.

Sarà Twiggy (tradotto: grissino), il cui nome è Leslie Hornby sciampista diciassettenne di 45 chili, ad accompagnare nel 1966 il successo della mini sulle passerelle.
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